lunedì 3 giugno 2013

L'avvocato Marzari e il tinellismo - cap. 2

(vai al primo capitolo)

Nel post precedente abbiamo visto uno per uno i reati che nella versione dell'avv. Marzari sono "stati ritenuti consumati" dal tribunale, e che nella sentenza del tribunale sono stati dichiarati mai commessi.

Non mi sorprende che un comunicato che stravolge la realtà così sfacciatamente, venga pubblicato sul sito del CeSAP. A parte il dover tener fede a sé stessa, viene da ipotizzare che la "Presidente Nazionale" Lorita Tinelli avesse la necessità di mostrare che nel processo contro Arkeon qualcosa di concreto si era ottenuto. Un successo da esibire a quanti si erano fidati della sua parola di "esperta", e avevano accettato di imbarcarsi in una onerosa (economicamente quanto emotivamente) causa giudiziaria. Con quel comunicato la Tinelli ha fatto loro credere che avevano vinto, che una sentenza aveva stabilito che "tutti i gravi fatti denunciati erano veri e comprovati!" (enfasi nell'originale), come dimostra il fatto che quel testo è stato prontamente riportato da un blog seguace del CeSAP.

È un modo quanto meno stravagante di "assistere le vittime di abusi con serietà e concretezza": la serietà di chi ha fatto sperperare inutilmente soldi ed energie mentali; la concretezza di chi presenta dei fatti in modo completamente distorto.

Più sorprendente, all'apparenza, è che un simile guazzabuglio di fandonie possa averle scritte un avvocato iscritto all'ordine. Mi è giunta voce che si intende segnalare l'accaduto all'ordine degli avvocati. È un proposito che suscita tenerezza: serve l'ingenuità fiduciosa di un bambino per credere che un ordine professionale sia interessato alla deontologia e prenda in considerazione una lamentela che riguarda un iscritto. Ma questo è un altro discorso.

Dicevo che è sorprendente solo in apparenza, perché dopo la pubblicazione dell'ultimo post, su di un news-group ho scoperto che l'avv. Marco Marzari è uno degli esperti del CeSAP. Diviene quindi più sensato provare ad avanzare un'ipotesi sul motivo che ha indotto l'avv. Marzari a compiere un tale travisamento, presentato peraltro con un tono così astioso: il risultato della sua performance professionale. Soffermiamoci su questo aspetto.

Il pubblico ministero e l'avvocato dell'Ordine degli Psicologi hanno incentrato l'arringa conclusiva sull'abuso della professione di psicologo. Diversamente da loro, nella sua tesi accusatoria Marzari si è invece attenuto alla "dottrina Tinelli", che considera Arkeon "un caso esemplare di ‘psicosetta’ in Italia", e ha puntato sui reati ascrivibili al settarismo.

In primis ovviamente la "manipolazione mentale". Nel codice penale questo reato non esiste, ma come abbiamo visto è riconducibile al procurato stato di incapacità. La tesi di Marzari era la seguente: chi credeva nei principi di Arkeon e partecipava ai seminari, non lo faceva per una libera scelta, bensì perché vittima di coercizione psicologica, ossia di una procurata diminuzione della capacità di intendere e di volere.

Sempre da addebitare al condizionamento mentale sarebbero, nell'aringa di Marzari, anche le imposizioni ordinate dal caposetta "di separare matrimoni", o di abortire "perché il suo uomo doveva essere accoppiato con un'altra donna". Ma come abbiamo visto, si tratta in entrambi i casi di infondati pettegolezzi da centro estetico.

A conferma dell'accettazione pedissequa da parte dell'avv. Marzari del "teorema Tinelli", è il susseguirsi nella sua arringa di termini come "condizionamento mentale", "manipolazione", "sudditanza psicologica", ecc. C'è persino quel vecchio rottame del "lavaggio del cervello". Il risultato l'abbiamo visto: tutto spazzato via dalle assoluzioni "perché il fatto non sussiste" per tutti gli imputati.

Marzari attendeva fiducioso la pubblicazione della motivazione della sentenza: "come infatti troveremo spiegato nelle motivazioni della sentenza". Bene, la motivazione è arrivata, e in merito alla sua tesi in ordine alla manipolazione mentale e all'essere Arkeon una setta, il collegio giudicante rileva:
la palese insussistenza della manipolazione mentale e della visione della psicosetta (pag. 600)

Quanto al procurato stato di incapacità, i giudici infliggono all’avv. Marzari che lo aveva invocato un ulteriore grave smacco, con una lapidaria sconfessione della dottrina Tinelli da lui riproposta in giudizio:
si è escluso in questo giudizio che, all’interno dei seminari, qualunque partecipante è stato posto in condizioni di incapacità ovvero sottoposto a tecniche manipolatorie della mente (motivazione sentenza, pag. 849)

Stessa mortificazione per l'accusa "di separare matrimoni", un reato che sarebbe stato arrecato proprio ai danni della sua assistita Gabriella Monaco:
Fatto sta che la Monaco è stata lasciata dal marito che aveva iniziato al di fuori di Arkeon ed in modo del tutto indipendente da questi seminari una relazione extra coniugale. (pag. 694)
[1]

Marzari ha poi contestato un altro reato tipico dei gruppi settari: ingenerare nel seguace il timore di future disgrazie, qualora si fosse allontanato dal movimento. In aula è stato dimostrato che non era vero niente. Nuova assoluzione, perché:
Il processo ha portato ad accertare che la pratica della metodologia arkeon [...] non ha instillato il convincimento che, in caso di interruzione della stessa, disgrazie e malattie di ogni tipo, annunciate ma del tutto immaginarie, si sarebbero riversate sul partecipante ai corsi ovvero sui suoi congiunti. (pag. 600)

In merito ai maltrattamenti ai danni di minori - di cui era imputato un solo "maestro" e non l'intero movimento come invece sembrerebbe leggendo il comunicato di Marzari - ecco cosa si legge nella motivazione della sentenza:
Questo basta ad escludere categoricamente la sussistenza del reato in contestazione all’imputato e conseguentemente l’ampia formula assolutoria deve essere pronunciata (pag. 848)

Questa litania di smentite serve a evidenziare come ognuna delle imputazioni contestate dall'avv. Marzari ai dirigenti di Arkeon in quanto psicosetta si sono dimostrate inventate.

Con la sanzione per l'abuso della professione di psicologo, il collegio giudicante ha dato un contentino [2]. L'ha dato al PM, che partito dalla montagna di accuse contenute nel rinvio a giudizio, ha ottenuto il topolino dell'esercizio abusivo chiesto nell'arringa. E l'ha dato all'avvocato dell'Ordine degli psicologi, a cui ha riconosciuto un simbolico risarcimento (6.500 Euro). L'avv. Marzari che, prospettando reati "settari", aveva chiesto risarcimenti da centinaia di migliaia di euro (360.000 solo di provvisionale) non ha ottenuto nulla.

Per correttezza va ricordato che l'avv. Marzari aveva chiesto per tutti gli imputati anche la condanna per un reato che non è tipico di una "psicosetta manipolatrice": la calunnia. Non ha ottenuto nemmeno quella: tutti assolti "perché il fatto non costituisce reato" recita a pagina 898 la motivazione della sentenza:


(per questo reato, la Tinelli e il CeSAP avevano chiesto 500.000 Euro di risarcimento.)

Per ogni reato contestato dall'avvocato Marco Marzari c'è stata l'assoluzione, eppure lui grida che "tutti i gravi fatti denunciati erano veri e comprovati!" E fa pure l'indignato. È un mondo strano.

Ma se l'ortodossia alla dottrina "anti-sette" della Tinelli è costata all'avv. Marzari una sconfitta professionale così pesante, è opportuno ricordare che in questa sventura, dove in tanti hanno ingiustamente perso soldi e salute, e alcuni hanno perso la faccia, il ruolo principale l'ha indubbiamente svolto la "Presidente Nazionale" del CeSAP Lorita Tinelli, che è stata la promotrice dell'inchiesta giudiziaria e punto di riferimento primario, anzi unico [3] della magistratura inquirente. Da questo processo la Tinelli esce con una disfatta in qualità di esperta di sette che non esistono, e come psicologa che assiste mogli abbandonate che su suo indottrinamento si convincono di essere state vittime di vessazioni mai consumate (si vedano le note 5 e 6 del post Arkeon: i testimoni della Tinelli cap. 4)

Perché della Tinelli va ricordato che:
  • Lei ha denunciato Arkeon [4]. 
  • Lei ha raffazzonato un risibile dossier depositato presso la DIGOS di Bari, quella di Pescara, la Squadra Mobile di Milano, la Guardia di Finanza di Bari.
  • Lei ha redatto un inqualificabile "studio attento e puntuale" su Arkeon (vedi qui e qui) consegnato all'Autorità Giudiziaria. 
  • A lei hanno fatto riferimento quei pochi ("pochissimi" li definisce la corte), tra le prospettate "diecimila" vittime, che affermano di aver subito un procurato stato di incapacità, o denunciato maltrattamenti ai danni di minori o lo stupro rituale di gruppo ["lo stupro di gruppo che avrebbe subito durante una cerimonia-rito e di altri tentativi di violenza" qui], ecc. risultati tutti inesistenti. 
  • Lei è stata la fonte unica [5] dei testimoni d'accusa per il Pubblico Ministero, molti dei quali (i più "legati" al CeSAP) sono risultati completamente inattendibili.

Il ruolo della Tinelli nell'inchiesta Arkeon è stato così preminente che, all'emissione degli avvisi di garanzia, con ostentato orgoglio ha pubblicato un comunicato stampa in cui proclama che:
SGOMINATO GRUPPO ARKEON

Il giorno 11 ottobre 2007 tutti i giornali e telegiornali nazionali, hanno riportato la notizia della 'psicosetta' barese, sgominata grazie all'intervento della DIGOS in varie parti d'Italia, dove operava da diversi anni.

Tale risultato è stato dovuto ad un attento e particolareggiato studio realizzato dalla Dr.ssa Lorita Tinelli nel corso degli ultimi 12 anni, e da una indagine puntuale ed efficace della DIGOS nell'ultimo anno e mezzo. [...]

Un ottimo risultato, forse il primo così emblematico nella storia delle psicosette in Italia. [...]

La costante collaborazione del Cesap con le Forze dell'Ordine ha portato al risultato odierno.
Ma è un contributo che ha portato a un risultato di cui non c'è da andare fieri, dato che tutte le pesanti accuse derivanti dall'essere una "psicosetta" suggerite al PM dalla Tinelli, sono risultate infondate. L’unica imputazione sanzionata dal Tribunale, come si è visto nel post precedente, è legata alla mancata iscrizione all’Albo degli Psicologi [6]. Il teorema della più estesa psicosetta mai esistita in Italia, che l'esperta di sette ha instancabilmente sbandierato per presentarsi come un'eroina che lotta contro il Male, è stato ridicolizzato dal tribunale.

A questo punto si rende necessaria una precisazione. Spinto dall'indulgenza cristiana che arriva a perdonare anche l'imperdonabile (o dalla malafede), qualcuno potrebbe pensare che l'operato della Tinelli sia stato comunque utile, perché se il tribunale ha emesso delle condanne, significa che nonostante le assoluzioni il metodo Arkeon era comunque nocivo e i "maestri" dei pericolosi apprendisti stregoni.

Questa è la tesi riportata, per esempio, su free.it.religioni.scientology da un patetico personaggio, latore di una precisazione che nel sostenere di voler fare "chiarezza" parla di "danni" e dice così l'ennesima stupidaggine: sostenere che Arkeon fosse dannosa è una falsità. E non perché lo sostiene il sottoscritto, chiaramente un debosciato, ma perché lo ha sancito il collegio giudicante:
il processo ha dimostrato che il metodo non è stato oggettivamente dannoso (Motivazione sentenza, pag. 168)
Un dato fondamentale che:
porta a confortare la valutazione in ordine alla sussistenza dell’esercizio abusivo della professione di psicologo [anziché della truffa - ndr], in relazione alla quale non è necessaria in alcun modo la dannosità della cura apprestata. (Motivazione sentenza, pag. 168)
E questo perché:
Ovviamente, il reato di truffa potrà avere come vittima di questo processo esclusivamente colui per il quale la metodologia Arkeon si è rivelata inefficace a risolvere i problemi psicologici, poiché siffatto elemento distinguerà l’esercizio abusivo della professione dalla truffa, che altrimenti avrebbero condotte identiche. Se vado da un finto medico, remunerandolo, e mi guarisce avrà comunque commesso l’esercizio abusivo della professione, ma non potrò dolermi di aver consegnato i miei danari, consentendo al finto medico un ingiusto profitto a fronte di un danno. E questo forse lo si comprende meglio con un altro esempio in cui prestazione del medico e consegna di danaro coincidono: se vado da un finto promotore finanziario e gli do i miei danari e questo li investe e lo fa facendomi anche guadagnare bene, avrà comunque esercitato abusivamente la sua professione, ma non potrò dire di essere stato truffato. (Motivazione sentenza, pag. 168)
Con queste similitudini il collegio giudicante si sforza di far capire anche ai più riottosi perché, là dove alcuni imputati sono stati condannati, il reato ascritto è l'abuso di professione: la mancata iscrizione all'Ordine. Una condotta perseguibile anche se dai seminari il "paziente" ha tratto benefici (o l'investimento è risultato profittevole).

È una norma penale di dubbia moralità e fondamento giuridico, dato che tutela degli anacronistici privilegi di casta, e punisce una condotta che non ha causato danni. Ma questo è un altro discorso.

A questo punto, qualcuno potrebbe essere tentato di riproporre l'ottusa manfrina del nano erotomane sul complotto dei giudici comunisti, ma sarebbe l'ennesima idiozia: già prima della sentenza, la stessa pubblica accusa ha espresso lo stesso concetto nella sua arringa conclusiva:
si è cercato di dimostrare qualcosa che era sbagliato all'origine, cioè se Arkeon facesse bene, se Arkeon facesse male, se è una setta o non è una setta. La domanda è sbagliata, perché noi processiamo anche il medico bravo se sbaglia un'operazione, [...] e farci l'unica e corretta domanda e cioè: se l'attività che è stata condotta da Moccia e dai suoi maestri è un'attività lecita. In poche parole, se il metodo Arkeon implica un'attività psicologica, un lavoro psicologico.
Il PM mostra di considerare quella di Arkeon un'attività illecita, che è ben diverso da un'attività dannosa. Dopo che in aula tutti gli addebiti contro Arkeon si sono dissolti e il bilioso "teorema Tinelli" si è dimostrato per quello che è, la Pubblica Accusa dichiara apertamente di abbandonare la tesi che "Arkeon facesse male" (e che fosse una setta), e chiede una condanna perché "il metodo Arkeon implica un'attività psicologica" praticata da chi non è iscritto all'Ordine, benché non "facesse male".

Poiché non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire, mi pare già di sentire i "ferventi adepti" [7] della leader carismatica del CeSAP sbraitare che il PM non dice espressamente: "il metodo Arkeon non è dannoso". Per loro riporto quindi cosa scrivono nella motivazione della sentenza il dr. L. Forleo e i due giudici a latere:
il Pubblico Ministero avrebbe potuto coltivare l’impostazione processuale partita dal Ce.S.A.P. e cioè che Arkeon fosse una psicosetta. Fatto sta che lo stesso Pubblico Ministero non ha coltivato nel corso dell’istruttoria neanche l’approfondimento in ordine ai temi fattuali che avrebbero potuto, partendo dall’ipotesi accusatoria, portare a ritenere configurato il reato di cui all’art 613 c.p. [procurato stato di incapacità - ndr]; lo stesso Pubblico Ministero, nonostante avesse reiterato la richiesta di perizia d’ufficio in ordine alla metodologia, ha presentato questa richiesta come essenzialmente incentrata sull’accertamento del reato di esercizio abusivo della professione di psicologo e non ha portato in sede di discussione alcun elemento che supportasse una richiesta di condanna anche per l’art. 613 c.p. (pag. 566-7)
In sostanza, nemmeno il PM credeva al plagio e ha puntato solo sull'abuso di professione. Sarà anche lui un comunista che partecipa al complotto. Anzi, uno "pseudo-studioso pagato dalle sette" per usare una terminologia cara al CeSAP.

Chiarito quindi che se siamo in presenza di alcune condanne, ciò è dovuto esclusivamente a una norma che tutela degli insulsi privilegi di una consorteria e non perché qualcuno abbia subito dei danni, torniamo al disdicevole operato della dr.ssa Lorita Tinelli, che all'Autorità Giudiziaria ha indicato delle "vittime" che in aula sono risultate non credibili, oppure hanno riferito versioni diverse rispetto ai "racconti dell'orrore" denunciati ai media dalla stessa "Presidente Nazionale" Lorita Tinelli e da altri suoi colleghi del "Forum anti-sette". Come per esempio M. Alessandrini, il fondatore della FAVIS [8], che ha dichiarato: "Potrebbero essere decine e decine le vittime della setta Arkeon nella Provincia di Fermo" (Il Resto del Carlino, 27 febbraio 2010). Una dichiarazione che se non fosse gravemente diffamatoria, potremmo liquidare come una baggianata.

A dimostrazione dell'attendibilità degli anti-sette radicali, queste "decine e decine" di vittime Alessandrini se le è inventate, dato che:

  • il metodo Arkeon "non è stato oggettivamente dannoso" e quindi non era possibile restarne vittima;
  • nella provincia di Fermo (e nell'area circostante) non si tenevano seminari di Arkeon.
Ma Lorita Tinelli non si è limitata a tutto questo. L'autorevole esperta di sette inesistenti ha per anni addossato ai dirigenti di Arkeon anche dei reati infamanti che non sono neppure stati contestati dal PM, straparlando per esempio di istigazione al suicidio. In un fax inviato al PM dott. Francesco Bretone il 29 novembre 2006, la Tinelli racconta di un:
allievo di F. F., che nel 2002 si è suicidato a seguito di una serie di induzioni ai sensi di colpa del Maestro.
Altri suicidi inesistenti, di cui l'autorevole psicologa è riuscita incomprensibilmente ad essere "testimone indiretta", sono riportati nel post "L'autorevolezza di Lorita Tinelli - cap. 2".

Difficile non condividere quanto dichiarato dal principale accusato, V. C. Moccia, nel comunicato diramato dopo la conclusione del processo: "sono stato rovinato – nella salute e non solo – da persone malintenzionate che hanno manipolato i fatti, alterato la verità, inventato bugie di sana pianta."

Sono anni che nelle interviste la Tinelli denuncia il gravissimo pericolo costituito da Arkeon. L'ha ripetuto persino alla commissione del Senato che si occupava del reato di plagio, proprio mentre in tribunale diventava chiaro che gli allarmi della Tinelli sono fotografie che ritraggono le "migliaia di libri" della biblioteca del CESAP. Un immaginario inverosimile di chi in un anno segue "238 tesi di laurea" mentre archivia “247 dossier su gruppi specifici”.

Parte di una brochure pubblicitaria del CeSAP.

Sorge un quesito paradossale: pubblicare un comunicato in cui si afferma che in merito a dei reati si è "raggiunta la prova della loro sussistenza", quando la sentenza (definitiva) ha sancito l'esatto contrario, non è un abuso psicologico? Avremmo così un'associazione che si erge a paladina delle vittime di abusi psicologici, la quale commette degli abusi psicologici (anche sulle "vittime" che a lei si sono rivolte). A quando una associazione che protegga le vittime di abusi psicologici, perpetrati da associazioni anti-abusi psicologici?

- - o - -

Postilla finale

Nella motivazione della sentenza che l'avv. Marzari attendeva con tanta fiducia, il nostro amico giurista viene onorato con una citazione personale:
L'avv. Marzari chiede che venga riconosciuto il reato di violenza sessuale nei confronti della Monaco con trasmissioni degli atti al p.m. di Milano
Non sto a riportare cos'ha risposto la corte sulla richiesta del povero avv. Marzari, a questo punto è superfluo.

(continua)

NOTE:

1) Nel post "Gabriella Monaco e la psicosetta - 2" rilevavo come il rancore della Monaco per Arkeon fosse nato esclusivamente a seguito dell'abbandono da parte del marito, e che la violenza sessuale ipoteticamente subita durante un seminario, fosse solo una ricostruzione a posteriori del proprio vissuto, avvenuta dopo la sua frequentazione con la dr.ssa L. Tinelli. Una interpretazione dei fatti confermata dal collegio giudicante.

2) Per questo reato - abuso della professione di psicologo - è stato presentato appello dagli imputati; limitatamente a questo unico reato la sentenza non è quindi da considerarsi definitiva.

3) "Invero, quelle giunte a giudizio sono apparse le carte raccolte dal Ce.S.A.P." (Motivazione sentenza, pag. 603)

4) "La psicologa che ha denunciato la psicosetta di Carlo Moccia", Il Quotidiano di Bari.

5) Nella richiesta di misure cautelari contro gli indagati, il PM Bretone scrive: "si è proceduto a raccogliere le testimonianze dei fuoriusciti da Arkeon che si erano rivolti al Ce.sap".

6) Il reato di associazione a delinquere è una conseguenza automatica del "reato fine", ossia l'abuso di professione.

7) "Fervente adepto" è un termine usato dalla Tinelli.

8) Di Alessandrini e dell'associazione da lui fondata si è parlato qui e nei capitoli successivi.