sabato 5 maggio 2012

La setta che adescò un neonato

In un post precedente abbiamo conosciuto Aldo Verdecchia, il fondatore dell'associazione "Giù le mani dai bambini" (aderente al "Forum delle associazioni antisette"), di cui abbiamo visto un curioso comunicato, in cui presenta la truffa subita come l'intervento di misteriosi "infiltrati" le cui motivazioni "sono all'esame dell'Autorità Giudiziaria".

In una lunga intervista pubblicata da Il Giornale il 17 ott. 2004, Aldo Verdecchia racconta più in dettaglio la vicenda che lo ha portato alla creazione del suo gruppo anti-sette e anti-pedofilia. Apprendiamo così che ad adescargli il figlio di "pochi mesi", per poi plagiarlo "quando aveva solo due anni", non fu l'opera di un singolo "guru" plagiatore, ma una temibile:
"setta di degenerati morali, pornografi e plagiatori, collusa con autorità giudiziarie, politiche e religiose".
Quella raccontata da Verdecchia è una storia piuttosto complicata, con molti personaggi e ricca di intrecci, che si caratterizza per la scabrosità dei crimini denunciati, consistenti in reati sessuali di inimmaginabile depravazione compiuti su minori. (Verdecchia appare inoltre convinto che tutta la società italiana sia trasversalmente caratterizzata da una incontenibile depravazione sessuale).

L'esposizione dei fatti è poco chiara, ma qualche punto fermo c'è. Il primo è che il figlio neonato "adescato" dalla setta, gli viene "portato via per ordine della magistratura", la quale avrebbe poi di proposito "trascinato [il neonato] a vivere in una comunità dove si celebrano riti d’incarnazione, si praticano sedute spiritiche, si consumano sordidi incontri fra adulti e minori."

Tralasciamo l'enigma di quegli sconosciti "riti d'incarnazione", perché già da questi primi dati possiamo notare qualcosa di più interessante: dietro alla vicenda si delinea la presenza di un complotto. Altri particolari lo confermano, per esempio il fatto che dopo un iniziale sequestro, al "figuro" che gli avrebbe plagiato il figlio (e che Verdecchia ha portato in tribunale), viene inopinatamente restituito del "materiale porno" (ma non sappiamo se le oltre 38.000 edicole italiane che vendono riviste pornografiche siano coinvolte nell'intrigo).

C'è poi il fatto, per Verdecchia inaudito, che vede il losco figuro ottenere "l’iscrizione all’Ordine degli psicologi". Tuttavia, trattandosi di un "figuro", per Verdecchia rimane ugualmente un "falso psicologo".

In una storia di complotti, i personaggi devono essere chiaramente separati in buoni e cattivi, con una forte prevalenza numerica dei malvagi per fare risaltare l'eroicità dei primi.

I buoni di Verdecchia sono appena quattro:
  • Un poliziotto che aveva "scoperto il marciume", e che muore in "un incidente stradale dalla dubbia dinamica".
  • Un collega del poliziotto deceduto, che viene "sottoposto dai superiori a visita psichiatrica coattiva".
  • Un "prete onesto" che muore di "crepacuore" in seguito alla "censura delle gerarchie ecclesiastiche" (nell'intervista il motivo della censura appare del tutto spropositata: una veniale "violazione del segreto confessionale".)
  • Un pubblico ministero che, pure lui, muore "d’infarto dopo essere stato rimosso dall’incarico per aver avviato un’azione penale contro la madre depravata" (rimuovere un magistrato è la prova regina che il complotto è in atto).
Nei complotti di Verdecchia, i buoni corrono gravi pericoli: su quatto, in tre muoiono (e il rimanente ce lo figuriamo ingiustamente segregato in manicomio).

I cattivi sono invece tutti vivi, e sono:
  • La "madre depravata" del neonato irretito, "che dopo strenui tentativi di difesa ammette di essersi fatta fotografare nuda da quel maniaco" (farsi fotografare nuda dal proprio compagno, per Verdecchia è una prova di "degenerazione morale", come il possedere "materiale porno").
  • Il "maniaco", in precedenza appellato il "figuro", è il "falso psicologo" iscritto all'Ordine degli Psicologi, convivente (o forse marito) della "madre depravata".
  • Le "gerarchie ecclesiastiche" che hanno fatto morire di crepacuore il "prete onesto".
  • Il Consiglio Superiore della Magistratura e il Ministero di Grazia e Giustizia; entrambi hanno "insabbiato" le "richieste di chiarimenti di due presidenti della Repubblica", a dimostrazione che nel complotto ordito contro Verdecchia sono coinvolti organi istituzionali di altissimo livello.
  • Coloro che gli "avevano chiuso tutte le porte in faccia" e hanno fatto in modo che nel 1988 non vi fosse "una banca disposta a finanziarmi l’acquisto di un macchinario del valore di 350 milioni"; è per questo che adesso Verdecchia ha solo debiti ("un miliardo di vecchie lire").
  • Il pretore, che dopo aver disposto la perquisizione, ordina la "restituzione del materiale al finto psicologo" iscritto all'ordine degli psicologi (altra prova del complotto, perché nel materiale dissequestrato vi erano addirittura foto con "minori stuprati da un cane e sullo sfondo il diploma contraffatto appeso alla parete dell’ambulatorio o il tavolo di cucina del plagiatore").
  • Il vescovo intervenuto "per mettere tutto a tacere" ("giacché nelle immagini rivoltanti [il materiale porno] figuravano anche religiosi").
  • I "religiosi" che compaiono nelle immagini rivoltanti.
  • I servizi sociali dell’Usl, a cui Verdecchia ha chiesto un risarcimento di 50 miliardi di Lire, che tra le altre cose hanno sostenuto che era "affetto da manie persecutorie".
  • I Tribunali dei minorenni che "strappano i figli ai genitori per mandarli nelle case-famiglia dove vengono violentati" (Verdecchia non fa eccezioni: in tutte le case-famiglia i bambini vengono violentati con la complicità dei tribunali che a questo fine li "strappa ai genitori").
  • I poteri occulti che hanno rimosso il pubblico ministero facendolo morire d'infarto.
  • Lo "zio prete" della "madre depravata" che si adopera per causargli intralci giudiziari.
  • Gli alti dirigenti di pubblica sicurezza di Macerata che hanno fermato gli "organi di pubblica sicurezza che indagavano sui pedofili".
  • I preti e le suore che presenziavano alle sedute spiritiche del losco "figuro".
  • La magistratura che, come abbiamo visto sopra, gli ha portato via il figlio neonato e lo ha "trascinato a vivere in una comunità" dove si consumano "sordidi incontri"
Considerando la quantità e il rilievo delle personalità coinvolte nella congiura, sembra davvero "un miracolo che non l’abbiano ancora fatta saltare in aria con la dinamite", commenta Verdecchia riferendosi alla sua fabbrica di caramelle, il quale ricorda che è "stato costretto a chiedere la licenza di porto d’armi per difesa personale", perché "mi filmavano e mi fotografavano da dietro quelle siepi". Pare però strano che un complotto che riesce a rimuovere un magistrato, che ha "insabbiato" l'intervento di due Presidenti della Repubblica, ecc., non riesca a bloccare una banale richiesta di porto d'armi.

Presentati i numerosi personaggi, veniamo ai fatti. Siamo nel 1983, Verdecchia ha 36 anni e fino a quel momento ha "pensato solo al lavoro", che lo costringeva ad essere "sempre in giro".

Questo continuo viaggiare gli consentiva di sfoderare le sue armi di seduttore: "come i marinai, avevo donne in ogni città".

Per inciso, chi ritiene che sia più deplorevole fare il farfallone amoreggiando contemporaneamente con donne sparse "in ogni città", piuttosto che avere una foto della propria compagna nuda, è probabilmente da considerarsi un "degenerato morale".

Torniamo ai fatti, che sono così riassumibili: nell'83 scocca la scintilla con "una bella ragazza, mora, di ottima famiglia", che resta incinta "quasi subito". Matrimonio riparatore, e nel maggio '84 nasce il bambino (quello adescato all'età di pochi mesi e plagiato all'età di 2 anni).

Siamo al punto focale dell'intera vicenda, per cui cedo la parola a Verdecchia:
"Gli accordi matrimoniali prevedevano che avremmo vissuto insieme a Porto d’Ascoli, in una mansarda che le avevo lasciato arredare a suo piacimento. Ma lei, con la scusa che doveva lavorare altri 180 giorni per conseguire l’abilitazione di maestra elementare, andò a insegnare a Porto Potenza Picena [distante 63 km - ndr]. Passati sei mesi, non voleva saperne di tornare a casa. Aveva ricominciato a frequentare il suo vecchio fidanzato. Il sedicente psicologo. Per cui scappò nella propria città d’origine [Civitanova Marche], dove questo signore teneva aperto uno studio abusivo di psicoterapia, portandosi dietro mio figlio. Chiesi aiuto a suo zio prete, che aveva celebrato le nostre nozze. Lo informai che avrei domandato la separazione e l’affidamento del bambino, perché avevo la certezza che la madre lo portava in quell’ambulatorio abusivo frequentato da sudicioni".
Sfugge il motivo che rende dei "sudicioni" i pazienti di uno psicologo (abilitato o abusivo), ma tutto il resto è evidente. Già all'inizio di una relazione, una ragazza rimane incinta. Non è chiaro se dopo la celebrazione del matrimonio vi sia stata o meno una breve convivenza nella mansarda (ma pare di no). Ciò che invece è chiaro è che dopo la fugace parentesi con il girovago-marinaio fornito di una donna "in ogni città", la bella "mora" non ne vuole proprio sapere dell'estensore di poetici "accordi matrimoniali" e con un pretesto si trasferisce - anzi "scappa" - in un'altra città dileguandosi.

È una storia banale, come ne accadono tante ogni giorno. Dopo una prova su strada, la ragazza opta per un usato sicuro, e ritorna dall'ex fidanzato con cui va a convivere (forse per impedirsi in futuro altri colpi di testa tanto sciagurati). Fu una relazione tanto effimera che non possiamo neppure parlare di corna.

Ciò che rende questa storia diversa dalle innumerevoli altre simili, è che il sedotto e abbandonato, anziché annoiare gli amici con le sue pene d'amore, tira in ballo la setta plagiatrice sostenuta dal complotto.

Per prima cosa Verdecchia chiede la separazione (che immaginiamo concessa senza tergiversare). Chiede inoltre l'affidamento del figlio (che essendo stato fin dall'inizio cresciuto da altri, ha tutta l'aria di essere una ritorsione), e denuncia la madre "per sottrazione di minore".

Come da prassi consolidata, il tribunale assegna il figlio alla madre, ed ecco che nella versione di Verdecchia il neonato "gli viene portato via per ordine della magistratura", mentre il "falso psicologo iscritto all'Ordine" diviene il leader di "una setta di degenerati morali, pornografi e plagiatori, ecc.", che celebra "sedute spiritiche e riti d’incarnazione alla presenza di preti e suore", dove si "consumano sordidi incontri tra adulti e minori".

Una setta che gode della protezione delle gerarchie ecclesiastiche, delle autorità giudiziarie e del potere politico. Tutti coinvolti in una macchinazione in grado di eludere per due volte la massima carica istituzionale italiana: la Presidenza della Repubblica.

Vediamo alcune altre affermazioni di Aldo Verdecchia, rilasciate nella stessa intervista, utili per comprendere il personaggio:
  • "In Italia sono "100.000 i bambini ospitati in Italia in istituti che spesso diventano lager";
  • "nelle Marche e soprattutto nel Maceratese gli organi di pubblica sicurezza che indagavano sui pedofili sono stati fermati per ordini superiori o della magistratura";
  • "Nel frattempo altri papà separati cominciarono a chiedere l’affidamento dei figli irretiti dalla setta" (nessuna madre, solo dei "padri separati" denunciano la "setta", sarà un caso?);
  • da quando è stato abolito il reato di plagio, "l’Italia è diventata il paradiso dei plagiatori, che sovente saccheggiano i patrimoni di queste sventurate famiglie. Non ha idea di quanti preti siano usciti dalla Chiesa per mettersi in proprio. Persino un cardinale l’ha fatto";
  • "i tribunali dei minorenni strappano i figli ai genitori per mandarli nelle case-famiglia dove vengono violentati";
  • "i pedofili spesso fondano associazioni contro la pedofilia e i plagiatori associazioni contro il plagio".
L'intervista a Verdecchia fa parte di una rubrica curata da Stefano Lorenzetto e intitolata "Tipi italiani". Lo spirito di questa antologia di italici personaggi, diviene chiaro leggendo la puntata successiva, che narra l'epopea di Edmondo Barbanti, un ex ristoratore che "inventa un semplice cannello di gomma che elimina i fumi di scarico delle auto. E riduce del 20% il consumo di carburante". Il finale però è banale: entra in scena la tentacolare lobby petrolifera, che prima lo minaccia, "Hai una bomba in mano, devi smetterla", poi compare un sicario che gli spara (ma lui si salva gettandosi in un fosso).

A onor del vero, va precisato che l'ideatore del "banalissimo tubo di gomma lungo 38 centimetri", surclassa il nostro Aldo Verdecchia. L'ex ristoratore è in grado "di spiegare ai cattedratici" come opera il principio di indeterminazione di Heinsenberg (e le leggi di Boyle, di Avogadro, ecc.). A questo punto, è giusto che lo sappiate: la legge di conservazione della materia di Lavoisier "è una sublime puttanata".