sabato 9 giugno 2012

FAVIS un'associazione da paura - cap. 2

(capitolo precedente)

IL FIGLIO IRRETITO DALLA SETTA

Maurizio Alessandrini sostiene di aver fondato la propria associazione quando suo figlio fu "sottratto alla famiglia e alla vita sociale da un gruppo di preghiera poi rivelatosi una sètta", il 23 giugno 2000.

È una vicenda che ricorda quella del suo collega di "Forum" Aldo Verdecchia, di cui si è parlato qui. Anche Verdecchia ha creato un'associazione ("Giù le mani dai bambini") quando un supposto guru gli avrebbe "carpito" il figlio neonato, per poi plagiarlo all'età di 2 anni. La vicenda è così riassumibile: una donna lascia il marito portando con sé il figlioletto; il marito trasforma una separazione coniugale in un caso di manipolazione mentale ad opera di una "setta di degenerati morali, pornografi e plagiatori, collusa con autorità giudiziarie, politiche e religiose".

Nel caso di Alessandrini, che brandisce la propria vicenda famigliare come caso emblematico per chiedere la reintroduzione del reato di plagio, il figlio "sottratto alla famiglia" aveva 24 anni, e secondo la versione di quest'ultimo, scelse di allontanarsi a causa di insanabili dissidi familiari. Nella versione del figlio, il gruppo di preghiera che lo ospitò non sarebbe stato quindi la causa di questo distacco, ma un'opportunità per uscire da una situazione di insostenibile disagio.

La screditata nozione di lavaggio del cervello è stata spesso usata da un coniuge o da un genitore per autoassolversi del fallimento famigliare. Ancora una volta, vediamo cosa scrive in proposito M. Aletti, decano della psicologia della religione, secondo cui il lavaggio del cervello (o plagio, o controllo mentale, ecc.):
"fornisce una pronta risposta per spiegare le credenze (fedi/illusioni) degli altri che noi non condividiamo. Così ad esempio, per molti genitori potersi dire che il proprio figlio è scappato di casa ed è entrato in una setta perché è stato “manipolato” può a volte fare aggio sulla ricerca delle cause in un preesistente disagio familiare. Ma sarà bene ricordare che la storia del Cattolicesimo è piena di esempi edificanti di ragazze che scappano di casa per rinchiudersi in convento contro il volere di padri malevoli, o di “matti” che si spogliano nudi per seguire la propria vocazione..."
Nuovamente l'esempio portato da Aletti sembra ritagliato sulla versione che Maurizio Alessandrini dà della propria vicenda. Da una parte c'è un padre che da anni denuncia la sottrazione del figlio, ai cui danni sarebbe stata compiuta una "manipolazione psico-fisica". Dall'altra parte c'è un adulto che dichiara di essersi allontanato per una propria scelta, perché di quell'ambiente non ne poteva più (così come ora non ne può più di quelle che considera le menzogne del padre in merito al suo allontanamento).

Senza una conoscenza più approfondita della vicenda, non è possibile dire chi abbia ragione. Al pari delle dichiarazioni del padre, anche quelle del figlio (molto pesanti) non vanno prese a scatola chiusa. Ciò che invece non sembra lasciare dubbi, è che si tratti di legami famigliari irrimediabilmente compromessi da questioni che nulla hanno a che fare con la "magica" capacità di un guru di cambiare la personalità di un individuo, al fine di distaccarlo da una famiglia felice (che felice non era). Un cambiamento di personalità che sarebbe tra l'altro avvenuto non dopo un lungo lavoro di "manipolazione mentale", ma già all'inizio della frequentazione del gruppo di preghiera.

In merito alla contrapposizione delle due versioni, va rilevato che in quella del padre c'è un altro aspetto che lascia perplessi. Secondo la descrizione che ne dà nell'intervista radiofonica, il figlio non era certo uno sciagurato, tutt'altro. Alessandrini lo descrive come "una persona buona di carattere, disposta verso gli altri"; corretta ("mio figlio non mentiva"). Una persona particolarmente attenta verso il prossimo, come dimostra un episodio raccontato sempre da Alessandrini: la seconda volta che un'amica di famiglia telefona alla madre per consigliarle una pranoterapeuta, il figlio Fabio la esorta "Mamma, andiamo che sennò quest'amica poi se ne ha a male."

Nella versione di Alessandrini, abbiamo quindi un giovane premuroso e altruista ("andavano a pregare fuori dalla chiesa di S. Antonio a Padova per i bambini ammalati"), che all'improvviso se ne va, fregandosene del dolore che la sua scomparsa causerà ai genitori. Una scomparsa avvenuta per di più senza alcun motivo (e recisamente negata dal figlio Fabio). La storia non regge.

Mentre la versione di Fabio, vera o falsa che sia, è comunque plausibile, lo è molto meno quella del padre, che chiama inoltre in causa una tecnica "intangibile" quanto misteriosa (e sconosciuta alla scienza), in grado di annullare magicamente la volontà di un individuo per renderlo un automa obbediente e sottomesso. (Il "genio pentito" Ockham che, dopo aver formulato il suo celebre metodo, cercò vanamente di demolirlo quando si accorse che tendeva a escludere l'ipotesi dell'esistenza del suo dio, non avrebbe dubbi su quale sarebbe la versione da scartare.)

Anche la comprovata tendenza di certi gruppi a far distaccare un proprio membro dall'ambiente famigliare e sociale (una pratica acclaratamente manipolativa, ma che nulla ha a che vedere con la nozione di "plagio" proposta dagli anti-sette), non spiega, nella narrazione di Alessandrini, un comportamento tanto crudele verso i genitori da parte di una persona così attenta e premurosa come il figlio Fabio.

Quelli famigliari sono legami molto forti, e senza una idonea situazione preesistente, una tale condotta non è credibile. Chi ha vissuto in un gruppo che adotta queste tecniche di isolamento degli affiliati, sa bene che i comportamenti da "persona manipolata" non sono così automatici e scontati, giacché i principi del gruppo devono misurarsi con le percezioni e le credenze dell'affiliato.

Poiché è quella che conosco meglio, riporto la mia esperienza personale, sapendo che è sovrapponibile alle altre che ho avuto modo di conoscere. All'ipotetica domanda: se nei pochi (ma comunque troppi) anni in cui ho aderito a un gruppo che fa uso di queste tecniche, mi fosse stato richiesto di liberarmi "dell'influsso negativo" di mia moglie, come avrei reagito? È una domanda a cui posso rispondere con sicurezza, perché quando ho capito dove stava andando a parare il discorso, devo aver fatto un'espressione poco rassicurante e il tizio che cercava di "manipolarmi" ha glissato su alti argomenti per poi dileguarsi.

Nessuna tecnica ci può convincere di qualcosa che contrasta con i nostri valori più radicati. Che mia moglie fosse una persona malefica era per me un concetto inaccettabile quanto che la Luna sia fatta di formaggio (o che le SS fossero dei monaci, Hitler il supremo sacerdote di una religione gnostico-satanica e il mondo sia segretamente governato da un centro di potere in mano ai satanisti).

Quanti sono invece i coniugi - in un matrimonio meno riuscito - che accolgono senza opporsi (o come un'opportunità) un'eventuale richiesta di "distacco"? Bacchette magiche che annientano l'autodeterminazione di un individuo a tutt'oggi non esistono, mentre esistono figli menefreghisti, padri violenti, madri tossicodipendenti, mogli in fuga da mariti maneschi, o più semplicemente matrimoni in crisi e persone che considerano uno spreco passare le serate in birreria per cui smettono di frequentare le vecchie amicizie, preferendo dedicarsi a cose per loro più importanti.

Vi sono poi i tragici casi di affiliati di lungo corso, a cui la dottrina del gruppo impone il distacco dal famigliare "apostata", ma si tratta di situazioni completamente differenti da quella prospettata da Alessandrini.