lunedì 2 luglio 2012

FAVIS un'associazione da paura - cap. 6

(capitolo precedente)

LA SETTA DEGLI ANTI-SETTE

Nel primo capitolo abbiamo visto che M. Aletti concorda con altri studiosi nel qualificare come "sette" proprio le stesse associazioni anti-sette (1).

Non si tratta solo di una provocazione. In questo e nei precedenti post, sono state descritte numerose caratteristiche psico-sociali degli antisette, tipiche altresì delle "sette".

Per esempio è già stato evidenziato come, al pari delle sette, anche le associazioni del "Forum", o meglio la FAVIS di Maurizio Alessandrini e il CESAP di Lorita Tinelli (le restanti associazioni sembrano sostanzialmente delle scatole vuote), hanno una dottrina pubblica e una segreta, una doppia agenda, che è la caratteristica più inquietante di un'organizzazione, settaria o meno che sia. (In merito si veda anche qui)

Un altro tratto distintivo delle sette sono l'intolleranza e il fanatismo. Ebbene, il dogmatismo di Maurizio Alessandrini/FAVIS, è stato diffusamente trattato negli ultimi post. (Per quanto riguarda CESAP/Lorita Tinelli si veda per esempio qui.) È indiscutibile che chi avanza una tesi in disaccordo con le loro posizioni o esprime una critica al loro operato, viene considerato un nemico e non una controparte dialettica.

In un ambiente meno distorto, gli studiosi si scontrano, anche con veemenza, ma il tutto resta sul piano del confronto dialettico, che è la forza propulsiva del progresso scientifico e civile. Gli antisette si affidano invece all'ostracismo, come nei peggiori intrallazzi politici o come usano fare le sette, di cui sono emblematiche le direttive del "Fair game" e del “Dead agenting” di Scientology, che ordina agli adepti di distruggere (in senso letterale) chi critica pubblicamente il gruppo. (O come venne fatto con Giordano Bruno, Galilei, Copernico, ecc., a cui non si rispose nel merito delle loro argomentazioni, ma colpendo la persona con la persecuzione o peggio.)

La Di Marzio e la Po (per attenerci agli esempi già citati, ma ce ne sono altri) esprimono pubblicamente le loro idee sul web, in articoli, in convegni o su libri, ma non ho trovato un singolo caso in cui gli anti-sette abbiano replicato nel merito delle tesi proposte. Si sa invece di esposti e denunce, presentate di nascosto e basate su illazioni o falsità.

Gli antisette si rivolgono nascostamente alle autorità come un bambino noioso che piagnucola: "Signora maestra, lui mi ha detto che… ecc."

Quando Benveniste pubblicò i risultati dei suoi esperimenti sulla "memoria dell'acqua", la comunità scientifica non lo accusò di appartenere alla "lobby omeopatica", non inviò segnalazioni alla Squadra Antisette e non cercò di farlo espellere dall'ordine con argomentazioni isteriche. Il suo esperimento venne invece replicato e fu dimostrata l'infondatezza dei suoi proclami. Questa è il modo di procedere richiesto dal metodo scientifico e imposto dal buon senso. Il resto è gretto pettegolezzo.

Come le sette, anche le associazioni del "Forum" hanno una visione dicotomica. Da una parte c'è il bene, dall'altra tutto il male. Nessuna sfumatura, quindi nessuna disponibilità a valutare le singole posizioni. È esperienza condivisa che tra litiganti (coniugi, soci, ecc.) difficilmente la ragione è tutta da una parte e il torto tutto dall'altra. Per gli anti-sette invece, la narrazione del fuoriuscito che lamenta qualsivoglia angheria subita, anche la più contraddittoria come nel caso della Gardini, è la verità scolpita nella pietra, ed è inutile - anzi è da disfattista - ascoltare anche l'esperienza di un seguace soddisfatto, o la versione del supposto "guru".

Perfino all'attentatore del Papa fu concessa la possibilità di difendersi, ma gli "anti-sette" negano questo diritto a chi - da loro stessi - è additato come un plagiatore. A tal proposito è emblematica la vicenda di Pietro Bono che riassumo brevemente.

Dopo il pesante attacco del CESAP al gruppo Arkeon, l’associato Bono inviò al presidente della FECRIS (la federazione europea dei movimenti anti-sette), la richiesta di un incontro chiarificatore: "A questo scopo mi permetto di rinnovare a Lei ed alla FECRIS l’invito per un incontro diretto, magari con la Vostre Associate Italiane, per permettere alle famiglie di arkeon di portare ogni chiarimento utile e necessario, e farVi avere la documentazione completa". Il Presidente della FECRIS delegò a questo scopo l'ARIS, che però non rispose neppure.

Dopo reiterati inviti all'ARIS ("Vi scrivo per rinnovarVi il mio invito ad un incontro informale di conoscenza e chiarificazione, che possa anche permetterVi di acquisire del materiale, in modo da poter comprendere più in dettaglio questa situazione. Da parte mia c’è la più completa disponibilità a raggiungerVi, in qualunque momento e in ogni località Voi desideriate incontrarmi"), il Presidente dell'ARIS Mario Pierotti finalmente risponde: "Non siamo disponibili ad un incontro con Lei in quanto al momento vi sono indagini in corso ed in futuro un processo".

È una risposta inaspettata:
  • Il presidente di una "Associazione di Ricerca" che si rifiuta di visionare materiale inerente il suo oggetto di studio.
  • Un "settarolo plagiatore" che supplica di analizzare la filosofia che ha abbracciato; il paladino della libertà che si nega con una scusa impresentabile.
Leggendo nella sua interezza quello scambio di e-mail, che tratteggia una delle pagine più nere dell'anti-settarimo italiano, si dissolve ogni dubbio su chi, tra l'esponente della supposta setta e le associazioni anti-sette, si mostra aperto al confronto e al dialogo, e chi si caratterizza per la mentalità e i metodi settari.

A Pierotti, presidente dell'Associazione di Ricerca ARIS, non interessa un incontro chiarificatore: lui sa già tutto quello che c'è da sapere: quella è una setta, l'ha detto Lorita Tinelli del CESAP e tanto basta.

Quando qualcuno degli anti-sette assegna a un gruppo l'etichetta di "setta" (che, come abbiamo visto, equivale a “gruppo abusante”), la sentenza vale per tutti ed è definitiva: il leader è un "plagiatore", quindi un criminale; gli affiliati sono dei testimoni inattendibili perché plagiati ed è inutile ascoltarli.

Le sette proclamano: "Noi abbiamo la Verità, tutto il resto è menzogna". I movimenti anti-sette: stessa cosa.

Nei movimenti settari vige il principio secondo cui “il fine giustifica i mezzi”. Per il raggiungimento di un bene superiore diventa lecito violare una norma. Anche tra i maggiori esponenti di un certo mondo anti-sette è ravvisabile l'adozione di questo stesso principio. Nel capitolo intitolato "L'onestà intellettuale" sono stati portati vari esempi di fatti presentati da Maurizio Alessandrini in modo distorto. Altri se ne possono citare per quanto riguarda Lorita Tinelli (qui, qui, qui, qui ecc.).

Anche la recente audizione di Maria Pia Gardini alla commissione Giustizia del Senato può essere vista in quest'ottica. Questo blog ha dettagliatamente analizzato le accuse che la Gardini addebita a Scientology, evidenziandone l'infondatezza. Eppure la Gardini è stata mandata a dare testimonianza della pericolosità di quel gruppo. Una pericolosità reale, ma la si è voluta dimostrare con argomenti falsi per addebiti infondati.

Le sette hanno una visione cospirazionista della realtà. Ogni contrattempo, insuccesso, avversità si spiega con la presenza di oscure manovre, con l'ostilità di centri di potere occulti, con improbabili trame ordite nell'ombra. Lo stesso accade per gli anti-sette:
  • Studiosi e accademici sono contrari al reato di plagio? Appartengono alle "lobby internazionali che tutelano queste grosse organizzazioni settarie".
  • Dopo anni di sforzi non si concretizza il reato di plagio? È il risultato di oscure forze che esercitano una "forma di resistenza strana".
  • Sull'operato delle associazioni anti-sette si levano sempre più voci critiche? Sono calunnie di "persone vicine al mondo di Arkeon", "un caso esemplare di psicosetta", sostenuta da "sedicenti ricercatori".

Aggrappati a superstizioni ideologiche, tra molti anti-sette non si scorge alcuna disposizione all'autocritica, mentre lottano contro l'immaginario nemico con gli stessi metodi che gli si attribuisce: i sotterfugi, le iniziative nascoste, la maldicenza, l'ostracismo. Nella più classica pratica settaria.

Abbiamo così le lettere segretamente inviate alle istituzioni e alla Polizia di Stato dalle associazioni del "Forum". E sempre senza alcuna assunzione pubblica di responsabilità, si inviano esposti agli ordini di categoria, sollecitando sanzioni disciplinari. E mai si replica alle critiche: senza dichiararlo pubblicamente (e assumersene perciò la pubblica responsabilità morale davanti ai propri soci e simpatizzanti) si inviano invece segnalazioni alla Squadra Antisette e denunce alla magistratura.

Pare che anche questo blog sia stato (o stia per essere) querelato, senza però che una sola affermazione sia mai stata smentita o anche solo contestata.

Neppure all'e-mail che invitava l’ARIS ad esprimere una replica è stata data la risposta che l'educazione richiede. Il motivo è evidente: non si dialoga con chi integra le "schiere del male", lo si combatte e basta, perché ogni setta è sempre convinta che chi la critica è spinto da intenzioni malvagie.

"L'equilibrio e la salute cerebrale di un individuo garantisce anche un cittadino capace in tutti i sensi e può garantire anche una buona vita alla democrazia perché un cervello capace è anche sufficientemente critico".

Questo elogio dell'equilibrio e del senso critico è di Maurizio Alessandrini, presidente della FAVIS e referente della Squadra Antisette della Polizia di Stato, che però replica alle opinioni diverse dalle sue non esercitando il suo senso critico (e permettendo agli altri di esercitarlo), ossia con il confronto dialettico e il rispetto delle idee altrui, capisaldi di "una buona vita alla democrazia", ma con esposti, segnalazioni e denunce. Strumenti propri di uno Stato di Polizia.

Ecco un ulteriore esempio di tale forsennata intransigenza. A settembre 2011, Maurizio Alessandrini rilasciò una intervista dove parlò lungamente del "figlio plagiato". Anche suo figlio Fabio, pochi giorni dopo, diede la sua versione in un'intervista (la prima volta dopo 11 anni di silenzio). Quando Simonetta Po, sul suo blog "Il temperino di Occam", commentò entrambe le interviste, la reazione degli antisette non si fece attendere e fu veemente.

In un post intitolato "LA CATTIVERIA UMANA NON HA LIMITE" (maiuscolo nell'originale), la Gardini/ARIS definì una "fogna" l'intervista del figlio Fabio, e di una "cattiveria indicibile" la Po che l'aveva presa in esame.

Ovviamente, venne anche adombrato l'immancabile complotto con la più insulsa delle argomentazioni: "stranamente" l'intervista era stata trasmessa "all'indomani della partecipazione del padre" all'audizione alla Commissione Giustizia.

La Gardini trascurò però il fatto che "stranamente" l'intervista era stata trasmessa anche "all'indomani" dell'intervista rilasciata dal padre, e che di questa era la risposta (2). Ma gli anti-sette non si lasciano ingannare: sanno riconoscere bene le oscure trame del malvagio nemico.

Nella vicenda ci mise del suo anche Lorita Tinelli. All'utente che sul forum del CESAP aveva indicato il link all'intervista di Fabio affinché fosse possibile ascoltare le due versioni, una infuriata Tinelli replicò cancellando il link e intimandogli:
"Non ci prestiamo quindi alla divulgazione di notizie false e intenti diffamatori. Forse sguazzerebbe meglio negli altri ambienti che, in questi giorni, stanno offrendo tanto piacere a chi sa bene come galleggiare nel fango e soprattutto come lanciarlo sugli altri [...] informazioni di questo tenore e con questi obiettivi le vada ad offrire altrove dove, evidentemente, la sua comunicativa e la sua morale saranno più apprezzate."

A chi non mostra un'adesione totale alle loro posizioni, grazie al loro "equilibrio" e al loro rispetto del senso critico, gli antisette rispondono negando il diritto di parola (al figlio di Maurizio Alessandrini), con gli insulti ("fogna, cattiveria indicibile, diffamatori, sguazzare nel fango, immorale") e con la censura (inimmaginabile per un "Centro Studi" rispettabile).

La Tinelli ha definito "divulgazione di notizie false e intenti diffamatori" l'intervista di Fabio Alessandrini, figlio di Maurizio, presidente della FAVIS. È un'opinione, e come tale è legittima (3), ma è doveroso argomentarla. Invece Lorita Tinelli non ha speso nemmeno una parola in tal senso e si è affidata unicamente agli insulti e alla totale chiusura ad ogni forma di discussione, chiara dimostrazione della “utilità sociale” del CESAP-Onlus (che riceve finanziamenti pubblici), oltre che della sua obbiettività e correttezza. Obbiettività e correttezza di cui è possibile farsi un'idea leggendo "Un’esperienza interessante" (ma si stenterà a crederci).


L'appello di Fabio Alessandrini, il figlio di Maurizio

"L'appello che voglio fare ai miei genitori è che all'età della pensione, credo sia venuto il momento di dimostrare un po' di maturità. Posso comprendere gli errori di una vita [...] ma non riesco a capire la crudeltà, la perfidia e la cattiveria che mi avete mostrato in questi 11 anni [...] Chiudete il teatrino che avete messo su in questi 11 anni, perché non ha più senso di esistere. E non sono solo io che lo dico, ma anche le persone che sono uscite dalla FAVIS con cui ho parlato [...]. In realtà [la FAVIS - ndr] è solo mio padre, mia madre e la compagna di mia madre [...] Non era un'associazione di famiglie, ma una famiglia sola che autoritariamente decideva quello che doveva fare [...] stavano decidendo come creare un rapimento nei miei confronti"


Note:

1) Oltre ai già citati R. W. Hood, B. Spilka, B. Hunsberger e R. Gorsuch, vanno segnalati - tra gli altri - anche gli autori di: "Le « sectisme», une nouvelle forme de racisme?" Lorraine Derocher; "Public support for anti-cult legislation" J.T. Richardson e B. van Driel; "The anticult movement in America" A. D. Shupe, D. G. Bromley e D. L. Oliver; "Social response to cult" A. D. Shupe e D. G. Bromley; "Cult-phobia" B. K. Kilbourne e J. T. Richardson

2) Leggendo il suo intervento, sembra evidente che la Gardini si è prestata a pubblicare un post il cui autore non voleva comparire. Per la prima volta infatti - dopo anni di partecipazione ai news-group - la Gardini ha inviato un testo sostanzialmente senza errori di ortografia, quando invece i suoi interventi se ne caratterizzano per la sorprendente densità (si veda qui). Inoltre, lo stile espositivo (formale, al limite del burocratico) è incompatibile con il suo (discorsivo ed elementare), e non è credibile che ne sia l'autrice.

3) I principi del Diritto rendono legittima ogni critica, purché non venga leso il decoro e l'onorabilità. Quell'esplicita accusa di mentire con intento diffamatorio, contiene gli estremi per una querela. Normalmente però le persone comuni non perdono tempo con sciocchezze di questo tipo, contrariamente a Lorita Tinelli che vede offese e intimidazioni pressoché ovunque e invia infondati esposti e segnalazioni.