mercoledì 31 luglio 2013

Il teorema Tinelli: come creare una psicosetta - 5

"Visto da vicino, nessuno è normale"
(F. Basaglia)

Nel post precedente abbiamo visto che per giustificarsi di avere trasmesso agli inquirenti solo le testimonianze negative, la Tinelli ha sostenuto che per quelle positive "Non sono stata autorizzata."

Abbiamo anche visto che questa affermazione è uno sproposito per due motivi:
  1. poiché erano postate sul suo forum, le testimonianze positive erano pubbliche; una condizione resa ancora più esplicita dal fatto che erano firmate con nome e cognome, e non richiedevano quindi alcuna autorizzazione, ma al contrario la volontà di divulgazione era palese;
  2. per le testimonianze negative, la Tinelli non si è invece fatta scrupolo di inviare senza autorizzazione - alla Digos, o direttamente al PM [1] - anche quelle che erano dichiaratamente riservate.
Come per esempio nel caso di chi invia un'e-mail che inizia così:
Le scrivo in forma privata poiché una persona (e con lui sua moglie), un tempo considerata 'amica', spesso scrive a favore di Arkeon nel Vs. forum, (*** e ***); ora sono in rapporti molto stretti con il mio ex marito e quindi ben a conoscenza delle nostre storie: sarei facilmente riconoscibile e non lo desidero.

Non solo non contiene alcuna "autorizzazione", ma al contrario viene esplicitamente richiesta riservatezza giustificandone il motivo. Detto e fatto: 3 settimane dopo la scrupolosa Lorita Tinelli - a cui l'e-mail è stata inviata - trasmetteva via fax direttamente al PM le missiva completa di nome, cognome e indirizzo e-mail.

Di queste testimonianze riservate inviate senza autorizzazione alle autorità vedremo ora il caso più eclatante. Riguarda una educatrice che si rivolge alla dr.ssa Tinelli per parlare della propria esperienza in Arkeon, ma temendo gravi ripercussioni sulla propria carriera professionale, non vuole rivelare la propria identità. È per questo che contatta la Tinelli telefonicamente, con il numero del proprio cellulare inibito. Siamo quindi di fronte a confidenze molto riservate, ma anche così la Tinelli invia un fax direttamente al magistrato inquirente dott. Bretone:


con il seguente resoconto:
31 - Anonima - Bari

Giovedì 26 ottobre 2006, la Dottoressa Tinelli riceve alle 15,55 una telefonata da un numero anonimo al suo portatile 338.2***.
Dall'altra parte del telefono risponde una donna che dice di avere paura a rivelare il suo nome, ma che vorrebbe parlare di lei e del suo rapporto con Arkeon.
Racconta di essere una dirigente scolastica e che un paio di anni fa è stata assunta come docente a contratto dal Prof. *** (direttore del Dipartimento di *** dell'Università di *** - a detta del dottor F. e del Signor P., anche ideatore della Tribe Human Consulting del signor Moccia) per seguire il progetto che la Tribe aveva firmato con l'Università. Dopo un paio di incontri tenuti dal signor Moccia alla sua presenza, lei si è rifiutata di continuare, perché disturbata da quello che accadeva in quella circostanza. Il risultato è che è stata dapprima minacciata ...

La fiducia riposta da "Anonima" nel vincolo di riservatezza a cui è tenuta qualsiasi persona di buon senso (e a maggior ragione una psicologa, oppure la presidente ["Nazionale"] di un centro d'ascolto [2]), è stata disinvoltamente tradita dalla Tinelli. La quale non si è limitata a rivelare gli episodi che le erano stati confidati: specificando che nel 2004 "Anonima" era stata assunta come docente a contratto nel dipartimento di X dell'Università di Y diretto dal prof. Z, la Tinelli ha reso intenzionalmente identificabile chi ha fatto di tutto per non dover venire allo scoperto.

Anche senza scomodare principi deontologici o morali, è il semplice buon senso che sancisce il diritto di poter confidare le proprie angosce senza doverne poi rendere conto davanti a una corte. Se ogni volta che commentiamo con qualcuno che il capoufficio ha una storia con la segretaria di coscia svelta, o imbroglia sulle spese di trasferta, dovessimo poi risponderne davanti a un gran giurì, saremmo in un regime orwelliano.

Nel caso in questione però, il comportamento della dr.ssa Lorita Tinelli è ancora più grave. Esporre chi - in cerca di aiuto - contatta un gruppo anti-sette, può causare conflitti laceranti e insanabili. Se, per esempio, anziché di Arkeon si fosse trattato di Scientology, il sistema di valori dei famigliari eventualmente seguaci di Hubbard li avrebbe persuasi che "Anonima" è un essere malvagio e si sarebbero visti costretti a disconnettere, ossia interrompere qualsiasi rapporto con "Anonima", con il dolore che questo comporta per entrambe le parti: i famigliari seguaci di Scientology crederebbero che "Anonima" sia un "essere degradato", in sostanza un pericoloso criminale; mentre quest'ultima si sarebbe ritrovata esclusa senza appello dai suoi famigliari, senza più alcun contatto con genitori o figli o nipoti che siano [3].

Grazie quindi alla irreprensibile rettitudine morale della paladina delle "vittime" , "il risultato è che" questa anonima di Bari è stata convocata prima in Questura e successivamente in tribunale, un'eventualità che voleva evitare a tutti i costi perché:
una volta scoppiato il caos mediatico, si era molto preoccupata del fatto che potesse essere additata come una frequentatrice di quella che era stata definita una setta (motivazione sentenza pag. 218)
Una preoccupazione non infondata: far parte di una "psicosetta" accusata dai media di violenze sessuali di gruppo e maltrattamenti su minori non è un buon viatico per chi lavora con i ragazzi delle scuole medie.

Tutto questo è decisivo per comprendere qual è il modo della Tinelli di "assistere le vittime di abusi ed i loro parenti, con serietà e concretezza, testimoniando con i fatti la vicinanza da [sic] ognuno di voi": fare da informatrice della Polizia, che corre a spifferare ogni pettegolezzo appreso grazie a un sito dove si promette un conforto psicologico a chi si trova in difficoltà.

In aggiunta a questi motivi di censura, c'è poi da rilevare che il fax della Tinelli al PM si chiude con un commento che lascia allibiti:
Un primo appuntamento con la signora è stato fissato per mercoledì 1 novembre (in mattinata, ore 11) in Via re David al bar Nico. L'incontro però non è avvenuto perché la Dottoressa Tinelli non si è presentata all'appuntamento pensando fosse una millantatrice. (L'ispettore *** ne è stato informato) Ad oggi la signora non ha più richiamato.

Non si comprende come sia possibile raccontare di avere commesso un simile sgarbo, senza provare vergogna. La Presidente (Nazionale) di un'associazione di "aiuto" che fissa un appuntamento con una "vittima" a cui ha garantito aiuto e tutela, e poi di proposito "non si è presentata" [4] all'appuntamento.

Con questa inutile puntualizzazione, la Tinelli suggella quello che dall'insieme del suo resoconto appare un completo disinteresse per chi l'ha contattata e per l'eventuale disagio che ha causato, in altri termini dimostra un "deficit di empatia e rimorso":
  • mancando senza alcuna ragione all'appuntamento concordato, ha volutamente fatto uno sgarbo a chi - su sua sollecitazione - le aveva richiesto aiuto; 
  • benché sapesse di calpestare la volontà di chi in lei aveva riposto fiducia, con la sua delazione non ha esitato a trascinare "Anonima" in un processo che le ha causato notevoli preoccupazioni se non addirittura dei danni.
Un comportamento scorretto per una persona comune, antitetico per chi si propone come associazione di aiuto. La Tinelli ha mostrato di essere interessata unicamente a ciò che le torna utile: sostenere la sua (balorda) teoria, comportandosi come chi "non si accorge (non riconosce) o non dà importanza a sentimenti altrui".

Tutto ciò rende palese che la Tinelli non si è fatta scrupolo di fare "uso di altre persone senza considerare il prezzo di tale azione". Un comportamento che è proprio di coloro che "tendono a identificare le persone alla stregua di semplici “oggetti” il cui unico scopo è l'utilizzo strumentale".

L'aforisma di Basaglia con cui apro questo post è certamente apprezzabile, ma anche così non può che destare allarme un'associazione di aiuto gestita da chi "approfitta degli altri per raggiungere i propri scopi, e non ne prova rimorso". Un allarme dettato anche da un altro aspetto che la postilla finale della Tinelli evidenzia: la psicologa iscritta all'Ordine degli Psicologi non riesce nemmeno a rendersi conto delle conseguenze a proprio danno delle sue affermazioni. Un'incapacità che trova ulteriore conferma nel pretesto adottato: pensava "fosse una millantatrice", una giustificazione tanto insensata che non fa che aggravare il quadro. Vediamone il motivo.

Se fosse vero che pensava si trattasse di una millantatrice, allora non doveva inviare agli inquirenti il resoconto di una testimonianza che lei stessa giudicava mendace. Essendo pero la sua solo una supposizione, in primo luogo non doveva concordare un appuntamento col proposito di non rispettarlo, rischiando così di bidonare una "vittima" vera. Questo suo non rendersi conto di aver scritto - peraltro senza alcuna necessità - qualcosa di gravemente sconveniente per la sua reputazione, induce a ipotizzare un'altra mancanza seria: la "incapacità di vedere il mondo dal punto di vista degli altri". E poi la Tinelli si permette di dileggiare lo "stato mentale" di persone note e rispettate, o di definire gli arkeoniani "tipologie non sempre in grande equilibrio".

Resta comunque il fatto che non è credibile che la Tinelli ritenesse "Anonima" una millantatrice. Gli anti-sette radicali accolgono come verità incontestabile qualsiasi testimonianza ostile (e scartano a priori quelle positive) e questa di "Anonima", impreziosita da minacce e inseguimenti, era una testimonianza molto ghiotta per una anti-sette come la Tinelli. Inoltre, la forma assertiva della sua relazione conferma che la Tinelli non nutriva alcun dubbio su quanto le era stato riferito: "si è rifiutata di continuare" (e non "si sarebbe rifiutata di"), "è stata dapprima minacciata, poi inseguita" (e non "sostiene che"), ecc.

Questa delazione di uno sfogo riservato evidenzia che lo scopo di Tinelli/CeSAP non è - come lei stessa ha dichiarato in tribunale - "sostenere" quanti la contattano per "chiedere aiuto", o il loro benessere. Ciò che alla psico-cacciatrice Tinelli interessa è la sua guerra contro Arkeon, "un caso esemplare di ‘psicosetta’ in Italia". E se questa guerra richiede il sacrificio di qualche "vittima di abusi" che a lei si è ingenuamente rivolta, alla Tinelli sembra non importare niente. Che stia pure al bar Nico ad aspettare in vano, fanno pure un buon caffè.
Il CeSAP e la sottoscritta sono sempre dalla parte delle persone in difficoltà [...] Chiunque ne abbia bisogno, può tranquillamente contattarci. Troverà il sostegno di sempre. (L. Tinelli)
Quanto al contenuto del resoconto inviato dalla Tinelli al PM, dal dibattimento in tribunale è emerso ciò che il lettore avrà già immaginato: non era vero niente.

Del fatto che "Anonima" fosse stata "minacciata" e addirittura "inseguita per un anno" non vale nemmeno la pena stare a commentarlo. Più interessante è invece l'aspetto della frequentazione, che secondo la Tinelli si sarebbe risolta dopo due incontri (nel 2004, l'anno della stipula del progetto tra l'università e la società di Moccia). Una frequentazione così breve è funzionale a far risaltare la gravità della condotta del "caposetta", che fa inorridire l'educatrice professionista nel breve volgere di appena due riunioni, a tal punto spaventata da "quello che accadeva", che "si è rifiutata di continuare". Nella realtà le cose sono andate molto diversamente.

"Anonima" racconterà in tribunale di essersi avvicinata ad Arkeon tramite il suo compagno nel 2003, un anno prima di essere incaricata di seguire il progetto Università-Tribe srl ("Dunque, io l’ho conosciuto [Moccia - ndr] perché mi sono fidanzata con ***, [...] e mi invitò a partecipare a questi seminari.").

La frequentazione non è stata di "un paio di incontri", ma è proseguita fino all'inizio del 2007 - dal 2003 - con una frequenza mensile.

In merito al rimanere tanto "disturbata da quello che accadeva", va precisato che in Arkeon "Anonima" non era una semplice allieva, ma deteneva un ruolo di spicco: Direttore Scientifico (oltre ad integrare il comitato scientifico), incarico che assunse "per dare una veste scientifica al gruppo Arkeon".

Del "progetto che la Tribe aveva firmato con l'Università" e che secondo la soffiata della Tinelli aveva fatto comprendere ad "Anonima" la pericolosità di Arkeon, va detto che fu lei a pianificarlo e gestirlo.

Infine nel 2005, quindi molto dopo quei due ipotetici incontri che l'avrebbero traumatizzata, "Anonima" pubblicò un libro in cui si legge il seguente ringraziamento:
"al dott. Vito Carlo Moccia, mio maestro di formazione che mi ha insegnato e pazientemente mi insegna a prendermi cura di me stessa"
Si tratta di una dedica che esprime una sincera riconoscenza. Un sentimento di gratitudine che acquista ancor più valore se si considera che la pubblicazione non ha niente a che vedere con Arkeon ("non è un libro che parla di Arkeon, assolutamente" precisa "Anonima" in tribunale.

Anche raffrontandole con le sgradevoli testimonianze che abbiamo già visto, le motivazioni che sottendono all'inaspettato comportamento accusatorio di questa teste sono apparse particolarmente abiette. Il collegio giudicante (che la definisce "una vera interprete di ciò che MOCCIA aveva ideato") così si esprime in merito ad "Anonima":
Al riguardo va detto che le dichiarazioni di questo teste - che nessun dato di conoscenza specifico ha fornito con riferimento all’impostazione accusatoria - lungi dal trovare riscontro negli atti e nelle testimonianze raccolte, hanno trovato smentita, anche se la ragione della discrasia si è compresa agevolmente e la si va ad esaminare. [...] si comprende che la dott.ssa *** non avesse altro scopo, alla fine del 2006, che quello di bloccare qualsiasi riconducibilità della propria persona ad Arkeon [...] Ma quello che la dott.ssa *** aveva realizzato è rimasto come parte di questo processo e la sua dimissione [da direttore scientifico di Arkeon - ndr] non ha potuto cancellare il contenuto di quella che era stata anche e soprattutto una sua realizzazione, finalizzata all’ambito scolastico (Motivazione sentenza pag. 213-216)
Mentre la Tinelli riferisce che appena "Anonima" entrò in contatto con Arkeon si sentì "disturbata da quello che accadeva", la Corte rileva che in merito a quella "sua realizzazione, finalizzata all’ambito scolastico":
la gran parte delle modalità di confronto seguite nei corsi tenuti dai MAESTRI, è stata proposta ai ragazzi della scuola media dalla dott.ssa ***
In quanto educatrice, "Anonima" era pienamente convinta della bontà del metodo Arkeon, ma:
una volta scoppiato il caos mediatico, si era molto preoccupata del fatto che potesse essere additata come una frequentatrice di quella che era stata definita una setta (motivazione sentenza pag. 218)
No, la Tinelli ha decisamente torto. "Anonima" non è per niente una millantatrice, è ben altro, ma è ora di alleggerire un po' la seriosità degli argomenti trattati, e nel prossimo capitolo vedremo la misteriosa salvia divinorum, un capolavoro di Gabriella Monaco.

(continua)


Note:

1) "Gentile dottor Bretone, vorrei in primis complimentarmi con Lei e col suo staff per il lavoro svolto." Questo il tono quasi amicale con cui la Tinelli inizia uno dei suoi fax, un tono che lascia intuire l'esistenza di un rapporto che non è certo quello che un comune cittadino che ha presentato una querela ha con il magistrato incaricato del fascicolo.

2) "Noi offriamo prima assistenza e ascolto psicologico" (L. Tinelli)

3) È vero che il processo (e il buon senso) hanno dimostrato che Arkeon non era una "psico-setta" e che gli arkeoniani erano persone ragionevoli non inclini ad adottare atteggiamenti ostili nei confronti di chi si mostrava critico, però va considerato che la Tinelli era invece fermamente convinta del contrario.

4) Da quanto mi è stato raccontato, Lorita Tinelli non è di certo nuova ad assumere un impegno per poi non rispettarlo per semplice svogliatezza.